La serie di The Idolm@ster del 2011 non è soltanto una trasposizione animata, un cartellone pubblicitario per una serie di videogiochi: è il coronamento di un franchise e, perché no, di una cultura. -Anonimo Russo
Questo articolo fa parte di una collaborazione con Lord Blacker a tema Idolm@ster, se vi interessa conoscere meglio la storia del brand dalle origini ad oggi vi consiglio caldamente di guardare il seguente video
L’obiettivo di questo piccolo insieme di riflessioni è quello di raccontarvi quale valore storico ha questo anime per il mondo dell’animazione giapponese attuale e come è riuscito ad esaltare molti elementi della sottocultura di questo multimedia project.
Una promessa alla regia

Affidare la regia ad Atsushi Nishigori(all’epoca soltanto trentunenne) fu sicuramente una scelta coraggiosa ed azzardata poiché egli, per quanto fosse un famoso ed apprezzato animatore e character designer(Gurren Lagann, Panty&Stocking), non si era mai dedicato alla regia generale prima di Im@s ma soltanto a piccoli lavori di storyboarding per anime Gainax come This Ugly Yet Beautiful World, Petite Princess Yucie, Mahoromatic: I’m Home! Gunbuster 2: Diebuster (OAV) e He Is My Master. Il suo carico di lavoro fu qualcosa di davvero estremo poiché si trovò a dedicarsi praticamente ad ogni ruolo possibile in moltissimi episodi, basti pensare che per la prima volta in vita sua si dedicò perfino alla scrittura degli episodi 1 e 25. Insomma, è impossibile parlare di The Idolm@aster senza parlare di Nishigori, che entra a pieno titolo tra i registi più “duri e resistenti” della sua epoca, riuscendo a creare un lavoro di ottima qualità in una situazione di totale overworking. Egli è inoltre un ottimo illustratore, che si è dedicato anche a lavori non sempre così legati al mondo dell’animazione.
L’adattamento dei character design
Uno degli aspetti determinanti del successo della serie è senza dubbio l’idea di modernizzare in maniera massiccia i character design originali di Toshiyuki Kubooka, che erano rapidamente invecchiati dopo 6 anni di continue rivoluzioni nella progettazione delle bishoujo. Nishigori aveva compreso perfettamente che il proprio stile, se arricchito da alcuni dettagli, avrebbe potuto scalare l’olimpo del mainstream. Si curò principalmente di quegli aspetti che fanno risaltare una Idol sul palcoscenico e nella vita di tutti i giorni ovvero i sorrisi e i vari modi di stilizzare la bocca,loro brillanti capelli e le loro outfit scintillanti con una particolare attenzione al color design. L’obiettivo finale non era soltanto quello di realizzare delle belle ragazze ma quello di creare cut piacevoli visivamente anche quando la propria beniamina non fosse stata presente. Tra tutti i problemi da affrontare infatti uno dei più ostici era quello di riuscire a realizzare una serie in grado di intrattenere con gusto tutti i fan per la maggior parte degli episodi anche nei momenti di assenza della propria Idol preferita. Questo soprattuto perché nel corso dello sviluppo del franchise si era puntato molto su un rapporto personale tra il fan e la propria idol, tantoché spesso i fan di Im@s si definiscono “Producer di X” dove X è il nome della loro favorita. La risposta dello staff è stata utilizzare tutta la “forza bruta” possibile: cercare di raccontare storie divertenti, emozionanti ad ogni episodio applicando il massimo della loro abilità tecnica.




Un po’ di numeri sulle musiche e doppiatrici
Non possiamo non citare la presenza di ben 17 seiyuu a cantare le varie canzoni dell’anime che sono ben 75 per soli 26 Episodi! Per fare un piccolo confronto Love Live tra prima e seconda stagione inserisce “soltanto” 23 canzoni. Dopo Im@s diventerà sempre più comune cercare di massimizzare il numero delle OST Vocal e quello del numero totale delle Seiyuu in grado di cantare.
Il rispetto della fanculture
Quando viene prodotto una trasposizione anime, viene sempre fornito un importante mole di materiale originale ai membri dello staff più importanti in modo da conoscere perfettamente il prodotto su cui andranno a lavorare. Spesso però gli sceneggiatori non si curano particolarmente della “Fanculture” ovvero di tutti quegli aspetti del materiale ufficiale divenuti meme internettiani e i fanworks di ogni genere. Im@s, avendo una certo numero di anni all’uscita dell’anime, aveva una colossale fanculture particolarmente radicata su NicoNicoDouga e su 2ch,con fan-animation che superano il milione di visualizzazioni. Tra tutti i meriti dei vari registi c’è anche quello di non essersi fermati a creare una brillante trasposizione del franchise ma anche di aver inserito molti riferimenti e velate citazioni che solo i fan più hardcore della serie sono riusciti a cogliere, una forma di fanscervice che però ha omaggiato la creatività di una impressionante sottocultura. Una delle più interessanti citazioni è stata quella ai video di MomozakiP (桃邪気P), un Producer di Azusa famoso per aver realizzato di video musicali dedicati alla sua adorata. Nel suo più famoso video la idol si trova nel bel mezzo di problema sonoro ma il producer convince i tecnici a continuare la performance facendola cantare a cappella. Questa situazione viene citata nell’episodio 21 con una lunga scena dedicata dalla simile atmosfera. All’apice del suo successo, il 23 aprile 2008, MomozakiP è purtroppo morto a causa di un attacco cardiaco, diventando così una vera leggenda di NicoNicoDouga, anche per via del fatto che un altro suo famoso video musicale utilizza la canzone “Tonari ni” il cui testo parla appunto di una donna che ha perso il proprio amato. Anche questo video musicale è citato nell’anime, più precisamente nella versione BD dell’episodio 26.
Un’altra citazione molto meno strappalacrime è presente nell’episodio 15, quando Haruka si colpisce involontariamente al volto aprendo una scatola. Che ci crediate o no, questa cosa era davvero avvenuta anni prima in uno show web!
Una culla di talenti
Alla serie hanno lavorato un gran numero di persone che sarebbero poi diventate famose per altre serie, nonché una compagnia di cui parleremo più approfonditamente dopo, perfezionando il loro talento ed un discreto gruppo di “guest star”.
Touko Machida, addetta alla series composition, dopo il successo di Idolm@ster è stata scelta per essere la principale mente creativa dietro a Wake Up, Girls!, un’altra serie che figura delle idols come protagoniste e che si concentra molto, in diversi episodi, sui problemi personali e lavorativi dei vari personaggi. Una chiara influenza di Im@s.
Michihiro Tsuchiya, uno degli sceneggiatori, ha successivamente creato PriPara, un popolare anime idol dedicato al pubblico infantile.
Ryuichi Kimura, regista degli episodi 3 e 14, avrebbe diretto l’anno successivo Aikatsu, uno dei più longevi anime idol in termini di episodi. L’episodio 3 in maniera particolare è stato un ottimo “portfolio” per il suo futuro lavorativo, soprattutto grazie al curato storyboarding utilizzato per raccontare una delle situazioni più tipiche del genere ovvero l’ansia di dover cantare sul palco di fronte ad un pubblico.
Noriko Takao, che ha diretto una moltitudine di segmenti ed episodi, ha sostituito Nishigori nella successiva serie Idolm@ster Cinderella Girls. La sua presenza ha contribuito nell’inserire all’interno della serie quella cura nei layout, nel considerare quali elementi devono essere inseriti nell’inquadratura, tipica della Kyoto Animation, lo studio da cui proveniva. Ho parlato brevemente di lei anche qui.
Annindōfu, il creatore grafico delle Cinderella Girls, ha realizzato lo storyboard per la ending dell’episodio 12.
Akira Amemiya, il regista del finto anime mecha presente nell’episodio 15(storyboarding di Hiroyuki Imaishi), ha diretto Inferno Cop e Ninja Slayer from Animation. Oggi sta finalmente realizzando il sogno di creare un vero anime mecha grazie a Gridman!
Tomomi Mochizuki, prolifico regista oramai nel settore dell’animazione da oltre 30 anni che ricordiamo soprattutto per Kimagure Orange Road,Twilight Q e Umi ga Kikoeru, ha realizzato lo storyboard dell’episodio 16.
Koji Masunari, regista di Kamichu e Read or Die!, ha diretto la ending dell’episodio 23 e gli episodi 7 e 23. Questa ultima puntata, uno dei punti più drammatici della serie, presenta una cura nella fotografia senza pari. È molto interessante notare come egli sia in grado di utilizzare maniera egregia sia la forte illuminazione artificiale che la leggera illuminazione naturale per arricchire lo stato emotivo dei personaggi.
Kazuya Tsurumaki, notissmo per avere diretto i Rebuild di Evangelion e FLCL, ha realizato lo storyboard dell’episodio 4, dove realizza la parodia di un programma culinario. Uno dei principali quirks del regista è infatti quello di inserire elementi della televisione pop all’interno dei suoi ekonte, quando è possibile.
Gli animatori che invece si sono fatti conoscere sono davvero moltissimi. Tra questi citiamo soprattutto Megumi Kouno e Toshifumi Akai, i quali hanno recentemente realizzato l’intera parte visuale del famoso video musicale “Shelter”, in cooproduzione con Crunchyroll.
Ultima ma non meno importante, la color designer Kazuko Nakashima realizzerà gli studi di colore per anime come Sword Art Online, Your Lie in April, Occultic; Nine e Grandblue Fantasy. Oggi è considerata una delle migliori professioniste della sua categoria.
Innumerevoli generi per innumerevoli idol
Uno degli aspetti più interessanti della sceneggiatura sta forse nel come la serie spazi da episodio in episodio in generi cinematografico-televisivi diversi per riuscire a raccontare al meglio le peculiarità di ogni personaggio ma all’interno di una struttura narrativa espansiva: l’obbiettivo finale infatti è quello di far diventare ogni protagonista femminile una“top idol”, un termine generico che indica le personalità di successo. Ovviamente, ogni ragazza avendo un diverso target ha una sua particolare rosa di attività a cui si dedica. Nella serie di videogiochi originale il focus era dedicato al rapporto tra ogni singola idol ed il proprio producer, qualcosa di infattibile nella versione animata. Anche se conoscere nell’intimo ogni singolo personaggio risulterà impossibile potremmo comunque assaporare il meglio delle loro skill e delle loro personalità all’interno di contesti che permettono loro di risaltare il più possibile Avremo così episodi di commedia degli equivoci, episodi più drammatici, episodi in stile “making of”, finti programmi televisivi, finte serie televisive e film, episodi più avventurosi e persino romcom! Questa particolare struttura ha privilegiato soprattutto le idol il cui episodio ha avuto una forte sceneggiatura mentre al contrario coloro a cui è capitato un episodio più debole o inserito all’interno della progressione generale della serie ne hanno risentito. E qui risiede probabilmente il principale difetto del cartone: potreste appassionarvi ad una particolare ragazza e finire col rimanere delusi dal suo episodio.

Tuttavia questo stile di narrazione permette anche di vivere la serie come una commedia piena d’azione e sorprese. In questo senso, si discosta abbastanza dalle altre serie dedicate alle idol precedenti e successive, rendendo la visione possibile anche per coloro che non apprezzano solitamente il genere.
Il primo anime dello studio Trigger
Molti di voi non ne sono a conoscenza ma la puntata 17 è in realtà il primo vero anime dello studio Trigger, che si è dedicato alla Production Cooperation(una forma di outsourcing di parte dell’animation production, in pratica). Possiamo notare nei crediti l’animation direction di Sushio, che sarebbe poi diventato il character designer di Kill la Kill, la key animation di Chikashi Kubota(All’epoca grande amico di Imaishi, Mai Yoneyama (Character designer di Kiznaiver), Masaru Sakamoto, Shota Sannomiya(LWA) e Shuhei Handa(Character designer di LWA TV)! L’episodio presenta parecchie highlights e molte stilizzazioni che diventeranno poi tipiche di Sushio!
A 6 anni di distanza The Idolm@ster rimane una serie godibile e non particolarmente invecchiata, ispirazione fondamentale per molti altri anime e per molti altri artisti, un piccolo pezzo di storia dell’animazione commerciale giapponese che giusto celebrare.
[…] l’amico Far all’interno di un progetto su idolm@aster, potete trovare il suo articolo qui. Discutendone, il pensiero è volato ad un artbook di qualità assolutamente ineccepibile proprio a […]
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[…] Far Ne abbiamo parlato più approfonditamente qui. […]
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[…] The Idolmaster(2011) a 6 anni dall’uscita Esperienza con Lord Blacker che è finita abbastanza positivamente, più in termini di singoli spunti di discussione che di views a dire il vero. Avevo già in mente di produrre un memoriale simile ed avevo già raccolto delle informazioni preventivamente, l’unica cosa da fare era produrre l’effettivo testo. Con Blacker mi sono trovato davvero molto bene, sicuramente ci rincontrerete insieme in altre occasioni. […]
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