Intervista a Toshihiko Sato, producer di Minky Momo: Mahou Shoujo e Fan maschili

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Toshihiko Sato, nato nel 1945, è il fondatore e presidente dello studio d’animazione Production Reed. Si è occupato della pianificazione e produzione di Minky Momo (1982-1983), una serie anime destinata ad un target di bambine con protagonista una piccola eroina dai magici poteri. L’anime però fece breccia anche nel cuore di un gruppo di appassionati di sesso maschile e questa fu una vera sorpresa per Sato. In questa intervista il produttore racconta di come ha avuto origine Minky Momo, un classico dell’animazione giapponese e un “Majokko” esemplare, e delle sue intenzioni a livello produttivo.

L’intervista è stata originariamente prodotta da Patrick W. Galbraith per il libro “The Moe Manifesto”, che potete comprare qui.

Patrick W. Galbraith Qual è l’origine di Minky Momo?

Toshihiko Sato Forse non è qualcosa di così noto al di fuori del Giappone, ma negli anni 70’ e 80’ gli anime erano co-prodotti con degli sponsor, soprattutto produttori di giocattoli. Quindi poteva capitare spesso che un anime mecha fosse sponsorizzato da un’azienda che produceva modellini di robot. L’anime serviva per fare pubblicità ai giocattoli. Nel nostro caso, lo sponsor era Bandai, che ci aveva comunicato che avrebbe voluto produrre uno show per bambine che avesse tra i suoi temi la trasformazione e il giocattolo da  vendere sarebbe stato una bacchetta magica. Bandai non si è poi imposta sul cartone animato in sé, avevamo il permesso di creare il nostro prodotto originale purché fosse rimasto all’interno del framework deciso dallo sponsor. Per prima cosa creammo il personaggio di Minky Momo e discutemmo su come si sarebbe dovuta trasformare. La bambina si sarebbe trasformata in una donna adulta facendo ondeggiare la bacchetta, ma che altro poi? All’epoca in Giappone non c’erano ancora così tanti contesti in cui una donna avrebbe potuto lavorare liberamente, così pensammo che Minky Momo si sarebbe potuta trasformare in un’indipendente donna lavoratrice. Attraverso la sua bacchetta si sarebbe trasformata e avrebbe preso varie e differenti carriere lavorative.

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Patrick W. Galbraith Come avete deciso i vari percorsi di Minky Momo?

Toshihiko Sato Abbiamo raccolto dati dai bambini dell’asilo. Abbiamo fornito un questionario riguardo a quello che volevano fare da grandi. C’erano un sacco di risposte differenti, ma le bambine tendevano a scegliere qualcosa di familiare, come la maestra, il dottore, l’assistente di volo e così’ via. Abbiamo fatto trasformare Minky Momo però anche in altri ruoli come la poliziotta e il fantino delle corse di cavalli. Così dal familiare ci siamo spostati verso l’esotico. L’idea era quella che le bambine possono diventare tutto ciò che vogliono da adulte. Mia figlia all’epoca era proprio all’asilo, e desideravo che lei avesse un sacco di sogni. Nel suo mondo originario, la protagonista è la principessa della terra dei sogni, e ciò mi ha personalmente toccato nel profondo.

Patrick W. Galbraith Perché crede che la trasformazione sia un tema così importante?

Toshihiko Sato Non è raro che delle bambine sognino di trasformarsi in adulte. Minky Momo usa la magia per trasformarsi immediatamente, accelerando il processo di crescita. Ma il suo è un cambiamento temporaneo, non rimane per sempre adulta. Può trasformarsi molte volte e diventare un numero molteplice di adulti differenti.  Questo non è però un tema unico che possiamo trovare soltanto in Minky Momo o in Giappone, ovviamente. La trasformazione è un tema ricorrente anche in Alice nel Paese delle Meraviglie o nell’animazione Disney.

Patrick W. Galbraith La trasformazione è qualcosa che attrae soltanto le bambine?

Toshihiko Sato No, non credo proprio. Ci sono anime per maschi che presentano continuamente robot trasformabili. Ci sono poi supereroi che si trasformano come i Kamen Rider. La differenza sta nel fatto che i maschi si trasformano per divenire più forti e sconfiggere il male. Sconfiggendo il male, diventano degli eroi. I bambini comprano il merchandise, come per esempio le cinture dei Kamen Rider, per recitare il momento della trasformazione.

Patrick W. Galbraith Quindi lei sta dicendo che Minky Momo non era una serie basata sull’idea di diventare più forti e sconfiggere il male?

Toshihiko Sato Esattamente. Non ci sono dei veri antagonisti nella serie. Piuttosto che sconfiggere il male Minky Momo aiuta le persone che hanno smarrito i propri sogni. Si tratta di un messaggio molto positivo: per realizzare i sogni bisogna trasformarsi in qualcuno in grado di aiutare gli altri.

Patrick W. Galbraith Cosa ne pensa di serie come Sailor Moon o PreCure, le cui protagoniste sono ragazze che combattono il male?

Toshihiko Sato Toei Animation ha portato in animazione entrambi i franchise in maniera davvero ottima. Noi stessi alla Reed abbiamo provato a realizzare qualcosa di simile con Idol Tenshi Youkoso Yoko(1990-1991). Il modello dei “buoni-contro-i-cattivi” va benissimo, ma non è l’unico approccio possibile. Minky Momo presenta un’eroina diversa così come una differente visione del mondo e spero che questa tipologia di anime continuerà ad essere popolare anche in futuro.

Patrick W. Galbraith Minky Momo fu un grande successo fin dall’inizio?

Toshihiko Sato No, all’inizio non fece molto parlare di sé. Ma dopo sei mesi dalla messa in onda, cominciò ad ottenere buoni risultati in televisione e i giocattoli iniziarono ad essere venduti. Se questo non fosse avvenuto il cartone animato sarebbe stato interrotto.

Patrick W. Galbraith Qual era il target di riferimento di Minky Momo?

Toshihiko Sato L’anime era pensato per il gruppo di consumatori che avrebbe potuto comprare i giocattoli prodotti da Bandai, ovvero le bambine da 3 a 5 anni di età.

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Patrick W. Galbraith Si aspettava la presenza di fan adulti?

Toshihiko Sato Assolutamente no! Non riesco ancora a crederci. Il cartone iniziò la sua messa in onda nella primavera del 1982 e questi ragazzi iniziarono ad apparire anche loro dopo sei mesi. Fu qualcosa di completamente inaspettato, un tizio arrivò in studio dicendomi di essere a capo del fan club di Minky Momo, che era composto da uomini di età compresa tra i 18 e i 30 anni di età. Rimasi scioccato! Disse che trovava la protagonista davvero carina. Si tratta di qualcosa che ancora fatico a comprendere. Certamente, Minky Momo è una bambina davvero carina, un personaggio in grado di piacere a tutti ma mi aspettavo un responso di questo tipo dalle bambine di 5 anni e dalle loro madri, che avrebbero potuto guardare il cartone animato in televisione ma non da uomini adulti.

Patrick W. Galbraith Quello fu un periodo in cui i fan club degli anime erano proprio alla ribalta.

Toshihiko Sato Sì, ero a conoscenza del fatto che vi fossero fan club dell’anime Mobile Suit Gundam ma non mi aspettavo una cosa del genere per Magical Princess Minky Momo.

Patrick W. Galbraith Le successive incarnazioni di Minky Momo ottennero un ottimo successo tra questi “otaku maschi”. La qualità delle animazioni era davvero eccellente e la voce del personaggio appartiene alla popolarissima doppiatrice Megumi Hayashibara. Questi fan adulti facevano parte del target delle release home video del franchise?

Toshihiko Sato. No, non abbiamo mai preso questi fan in considerazione. Abbiamo però trattato il tema dei bambini che non vogliono crescere. Nella seconda parte della serie abbiamo preferito rappresentare il mondo degli adulti, piuttosto che continuare ad occuparci di quello delle bambine. La serie è composta di chiavi di lettura multiple.

Patrick W. Galbraith Minky Momo esiste oramai dal 1982. Come pensa che la serie continuerà a svilupparsi in futuro?

Toshihiko Sato Per il trentesimo anniversario abbiamo realizzato un musical, il quale ha veicolato il franchise ad una nuova generazione. Coloro che hanno visto Momo da bambine ora sono madri con le proprie figlie, che hanno portato con loro al musical. Sono stato proprio felice nel vedere bambine, che non si erano mai approcciate al personaggio prima d’ora, accettare Momo con tutto il loro cuore. Loro faranno parte della prossima generazione di fan. Sono state prodotte inoltre figures, giocattoli e merchandise di vario tipo, che espandono le possibilità di creare nuovi modi di incontrare il personaggio. Stiamo valutando di ripubblicare o addirittura di creare un remake della serie. In ogni caso, credo che Minky Momo continuerà ad essere un influente esempio del genere Mahou Shoujo.

Al momento, non è possibile reperire una versione completa di Minky Momo sottotitolata in lingua italiana o inglese ma le sue “incarnazioni” successive, gli OAV, sono stati completamente sottotitolati amatorialmente. Vi consiglio di dare loro uno sguardo per comprendere un po’ meglio come, in maniera del tutto involontaria, il genere delle “ragazze magiche” ha iniziato a risultare attraente persino per un pubblico maschile e adulto. Va detto, che si tratta di lavori che possono essere apprezzati senza aver prima visto la serie originale.

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