Promare: Recensione [Speciale Annecy 2019]

Promare è un corridoio arredato ad arte che conduce il più classico Imaishi verso soluzioni estetiche e tematiche più affini alla contemporaneità. È la testimonianza di un core staff che non si adagia sugli allori di un passato idealizzato, ma che non dimentica nemmeno quella fiamma che l’ha indissolubilmente legato al mondo dell’animazione. È un commosso tributo a quella sensazione di frenesia e vigore che soltanto l’animazione distorta e meno particolareggiata può donare.

Ho genuinamente apprezzato la scrittura, ricca di riferimenti alla carriera di Imaishi ma mai così pedante da farsi prendere troppo sul serio. Molto riuscite sono le buffe scene in cui vengono fornite arzigogolate spiegazioni sui misteriosi fenomeni che ruotano attorno al titolo della pellicola, alle quali però i personaggi non sembrano poi così interessati. Il punto di riferimento principale del film è sicuramente Tengen Toppa Gurren Lagann, che viene citato in maniera talvolta evidente e talvolta più sottile in molte delle scene principali del film. Lo stesso lavoro di costruzione dei personaggi principali parte spesso proprio da quelli della serie televisiva Gainax ma riesce a fornire ai protagonisti ed antagonisti un più cospicuo profilo psicologico, assente nell’opera di riferimento: Galo ad esempio presenta senza ombra di dubbio somiglianze con Kamina che vanno ben oltre la caratterizzazione fisica ma, a differenza di quest’ultimo, il protagonista di Promare viene inserito all’interno di situazioni fortemente affini a società più complesse e di conseguenza espone una rosa di idee e valori che vanno ben oltre le frasi simbolo spaccone che ripete continuamente durante la pellicola.

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Il machismo del protagonista si allontana però da quello degli altri personaggi principali scritti dal duo Nakashima-Imaishi anche sotto altri aspetti: Galo non è certo un’icona eterosessuale, e vive con divertente imbarazzo alcuni dei momenti più fisici che lo avvicineranno all’efebo Lio. La loro peculiare relazione è tutta da scoprire, di conseguenza preferisco non stuzzicarvi ulteriormente su questo punto.  Il punto più debole della sceneggiatura è però di fatto fortemente legato alla scoppiata coppia di protagonisti: più la storia si focalizzerà sulla loro avventura, meno i personaggi secondari avranno momenti degni di nota e finiranno dal primo all’ultimo a rappresentare semplicemente lo stereotipo che è stato affidato loro senza nemmeno una battuta degna di nota.

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Lei ha una efficacissima frase ad effetto, che però spreca quasi subito.

L’antagonista del film, per quanto si rifaccia al solito modello prediletto del regista, ben si lega con la narrativa del terrorismo, che per quanto non sviluppata in maniera poi così originale, riesce comunque a fornire più spunti di ogni altra opera di Imaishi. Tematiche come l’abuso di potere legittimato da un desiderio di maggiore sicurezza e qualche vaga critica al sistema neoliberista fanno capolino nei punti nevralgici di Promare ma fortunatamente non allontano l’anime dalle sue atmosfere comiche e spettacolari.

Grazie al frequente uso di fondali 3D, la regia di Imaishi riesce a sfruttare al meglio anche prospettive e giochi di camera che prima d’ora non aveva mai adoperato. Le carrellate verticali sono davvero chiare, composte ed inebrianti. Non posso putroppo dire lo stesso dei movimenti più complessi: definirli incomprensibili sarebbe esagerato, ma occorre osservarli parecchia attenzione per non perdere qualche simpatico dettaglio o qualche fondamentale passaggio. In alcuni momenti l’occhio virtuale si fa molto simile a quello utilizzato nell’introduzione del primo film di Gurren Lagann, tuttavia con mio enorme stupore la tecnica non viene utilizzata soltanto per evocare narrazioni di carattere storico ma anche per dare una maggiore vitalità alla società parallela dei reietti Burnish.

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Quando vidi i primi trailer scrissi scherzando che il film, più che essere l’ultimo grande risultato della Trigger, è il frutto dell’impegno dello studio SANZIGEN. A posteriori, raccontare il film a questo modo è sicuramente esagerato ma, in una pellicola in cui più che una buona metà delle scene d’azione sono completamente realizzate in computer grafica, sono proprio loro i non celebrati eroi di questo film.  Ritengo che tra gli obiettivi di Imaishi ci fosse quello di trasporre con grande cura alcuni dei suoi stratagemmi d’animazione preferiti in 3DCG e grazie al sapiente supporto di Shinpei Ishikawa, già main 3D animator di Kill la Kill, credo proprio che ci siano riusciti. Gli spettatori dagli occhi più attenti noteranno infatti come il numero di inbetweens sia stato ridotto per meglio armonizzarsi con l’animazione 2D e quanto velocemente, nelle azioni più rapide e spontanee, si passi velocemente da una key-pose all’altra o vengano adoperate deliziose smears modellate per l’occasione. Va lodato anche il sapiente lavoro di texturing di buona parte dei modelli, che rende gli elementi meccanici del film perfettamente compatibili con sfondi ed i personaggi. L’unica pecca che mi sento di sottolineare è la quasi quasi gommosa staticità di alcuni degli effetti di fuoco più grandi che non hanno ricevuto altrettanta attenzione.

L’approccio all’animazione 2D è quello che ho sempre desiderato dallo studio di Ogikubo: nonostante pretenda di catturare anche il grande pubblico, la produzione preferisce fornire innumerevoli libertà creative ai singoli animatori e ai più sperimentali supervisori delle animazioni piuttosto che dare la priorità a correzioni più conservative che si avvicinino il più possibile allo stile di Shigeto Koyama. Queste ultime sono presenti, e nemmeno così spesso, nei primi piani e in molte inquadrature dove a farla da padrone sono i personaggi secondari. Quando però prendiamo in considerazione Galo e Lio, la situazione si fa davvero interessante: le loro fattezze otterranno nuove soluzioni grafiche non soltanto come reazione ad atmosfere più drammatiche o comiche ma anche man mano il loro rapporto si irrobustirà. Non voglio rivelare più di così, ma ammetto che è davvero soddisfacente vederli nel finale sulla stessa lunghezza d’onda.

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Non intendo soffermarmi troppo su supervisori e animatori, ma posso dire senza ombra di dubbio che per molti di loro questa l’opera dello studio in cui affiliati e professionisti esterni sono più riconoscibili in assoluto. Anche l’occhio clinico meno esperto potrà riconoscere senza troppe difficoltà Yasunori Miyazawa, Bahi JD, Ken Otsuka, Sushio, Tatsuya Miki, Kai Ikarashi, Toshiharu Sugie e You Yoshinari. Nonostante la massiccia presenza di computer grafica, Promare verrà ricordato come un interessante momento di sperimentazione per i gengaman dello studio.

La recitazione dei personaggi è forse l’aspetto più divertente e apprezzabile di tutto il comparto bidimensionale: assomiglia al modo di rappresentare le assurde spiegazioni di Mako in Kill la Kill ma questa volta sono presenti dinamici e deformatissimi slanci da una direzione all’altra così come una ricchezza scoppiettante nel timing delle azioni che mi ha molto ricordato il quarto episodio di Mob Psycho 100, animato nella sua interezza da Sara Moroyuki. Il numero di disegni adoperato per portare a termine ogni movimento è davvero modesto, ma altrettanto modeste non sono le simpaticissime pose che adoperano quasi tutti gli animatori del film. In alcuni momenti mi è sembrato davvero di veder rinascere il frenetico timining delle scene d’azione di Seiya Numata e Jun Arai all’interno però di impensabili momenti riempitivi della pellicola. Da grandissimo fan degli imitatori di Yoshinori Kanada, la cui scuola sembra ogni anno sempre più vicina ad esalare l’ultimo respiro, non posso che piangere di gioia di fronte ad una pellicola che non si limita a soltanto a citarlo e finisce anche col riadattare i suoi principi all’interno di un’estetica minimalista ma, al contempo, immersa nella contemporaneità. A proposito di Kanada: uno dei suoi tropi più famosi diviene, proprio all’interno del climax, l’attacco equivalente al Giga Drill Breaker di Gurren Lagann. La regia di quella sequenza, per quanto più diretta, meno interessata al senso di scala e dal ritmo decisamente più irregolare riesce comunque a tenergli testa grazie ad uno You Yoshinari in grado di realizzare uno sbalorditivo timing irregolare, effetti crespi,lussureggianti come non mai e ad un Hiroyuki Sawano perfettamente in sintonia con l’atmosfera dell’opera.

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Su questa scena di Kai Ikarashi ci sarebbe da scrivere un intero articolo.

Elemento ovviamente preponderante dell’estetica generale del film sono le rosee fiamme dei primi antagonisti, che contrastano sapientemente con il grigio e l’azzurro dei grattacieli, le cui fattezze quasi bidimensionali non sono affatto frutto del caso. Gli spigolosi poligoni dai lucenti colori piatti però non conterranno soltanto cromie avverse. Man mano che la squadra di soccorso ed i Burnish troveranno punti di contatto, le tinte prevalenti del film muteranno e anche i colori delle fiamme daranno alle proprie gradazioni secondarie maggiore spazio. Non si tratta di progressivo aumento della complessità ma di un minuzioso dialogo di tra le parti, la cui raffinatezza cozza in maniera concettualmente davvero dolce con le ardenti forme dei personaggi sullo schermo.

In definitiva, Promare non vi farà cambiare opinione su Imaishi e sullo studio Trigger: se non avete mai apprezzato il loro modo di fare sopra le righe e forse anche un po’ rozzo non sarà certamente questa pellicola a farvi cambiare idea. Se invece siete parte di quella vasta fetta di pubblico che è stata conquistata da Kill la Kill e Gurren Lagann troverete nella storia di Galo e Lio una delle esperienze visive più divertenti dell’anno, in grado di tramutarvi nuovamente in impetuosi ragazzini ma senza troppa nostalgia per le decadi oramai perdute.

Questa recensione è dedicata a DJ Sakuga, che si è sacrificato per farmi portare a termine questo articolo donandomi il suo biglietto della proiezione unica di Annecy.

2 commenti

  1. So excited about this movie, and I don’t lose hope to see it on cinema here in Peru u.u

    Thanks for the review and I, as a person who trigger stole his hearth as hard as the way shiny chariot stole’s akkos magic, will love it.

    Specially for the music man sound amazing!

    Thank you for this review 😀

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