Brithday Wonderland tenta energicamente di attirare un vasto ed eterogeneo pubblico ma fallisce goffamente sia nel creare una coinvolgente storia di crescita personale adatta a tutta la famiglia che nello sfruttare le proprie potenzialità artistiche.
Da Keiichi Hara, un regista veterano con una ventina di pellicole alle spalle, mi sarei potuto aspettare una produzione scoordinata o dalle animazioni non particolarmente curate ma mai avrei pensato di imbattermi in problemi profondamente radicati all’interno della sceneggiatura del film e in una regia che non è esagerato definire fantasma.
Essenzialmente ci troviamo di fronte ad un bildungsroman fantasy in cui la crescita della protagonista Akane non viene innescata da nessuna catena di eventi in particolare: vive la propria avventura lamentandosi, in uno stato di apatia semitotale, eppure in ogni momento critico diviene la voce della ragione che salva abilmente la situazione con i più semplici dei gesti. Quello del genio annoiato non è però il ruolo che avrebbe dovuto ricoprire, dal momento che la ragazza viene espressamente inviata nel mondo parallelo per superare la sua tendenza a fuggire anche dai più semplici problemi che attanagliano la sua quotidianità, eppure una volta tornata a casa pare proprio una persona differente, in grado di prendere in mano ogni situazione con positività e vigore.
Il cast dei comprimari è alquanto dimenticabile nel suo complesso ma trova in Chi, autoproclamata strega nipponica e “sorella maggiore” del gruppo, una spalla comica che riesce a rendere un pochino più sopportabili le altrimenti noiosissime scene riempitive. Di fatto, gli altri aiutanti non sono che degli strumenti dalle abilità magiche adoperati da Akane per entrare nel segmento successivo senza particolare impegno. L’antagonista principale poi, una sorta di teenager oppresso dalla propria fase death metal, reagisce con furia quasi apocalittica ad una piccola, piccola difficoltà. Questo non è però il problema principale che rischia di far crollare il personaggio, poiché una volta conosciuta la sua backstory sarà impossibile non notare le contraddizioni in cui è vissuto e la mancanza di umanità con cui è stato trattato dai “buoni”. Va detto, similmente al lavoro di caratterizzazione che viene portato avanti con Akane, che questa non è affatto una scelta voluta: non si tratta di un antieroe che rovescerà la nostra concezione della narrativa, ma semplicemente di un mediocre personaggio i cui buchi sono stati ricuciti in maniera troppo poco meticolosa.

Anche i fiabeschi paesaggi non vengono sfruttati al meglio dalla scrittura: l’ambientazione di Birthday Wonderland non è altro che un susseguirsi di archetipici livelli da JRPG, spesso sfruttati soltanto per donare ad Akane e Chi una manciata di secondi in cui meravigliarsi di questo o quel fenomeno impensabile nella loro terra d’origine.
I design dei personaggi soffrono parecchio, sia perché spesso è molto complicato comprendere l’ esatta età dei personaggi femminili ad una prima occhiata che per una cura pressoché inesistente nei confronti di quasi tutti i personaggi maschili e di quelli non umani, che spesso risultano abbozzati quanto quelli di un anime late night medio.
Le correzioni di Ilya Kuvshinov sono presenti pressoché in tutti i cut nei quali i personaggi femminili ricevono un ruolo di primo piano. Sempre puntuali e dettagliate, sicuramente i fan dell’illustratore troveranno pane per i loro denti se si concentreranno solo su questo versante. Un trattamento dello stesso livello non è però riservato ai fan dell’animazione, poiché la pellicola è composta essenzialmente di still frames ed animazioni davvero scheletriche. In una produzione modesta, perdonerei facilmente un output qualitativo di questo livello ma non in questo caso: dopotutto parliamo pur sempre del producer Fuminori Honda, una figura piena di risorse che grazie ai suoi contatti ci ha regalato momenti d’altissima cura in cartoni animati come Giovanni no Shima, il quinto episodio di FLCL Progressive, Neto-Juu no Susume e alcuni tra i migliori episodi di Seirei no Moribito. Birthday Wonderland riesce in qualcosa di più unico che raro: è forse l’unico film in cui Kou Yoshinari e Norio Matsumoto, due dei più abili animatori attualmente attivi nella scena nipponica, non hanno trovato nemmeno un momento in cui splendere.
La fotografia, su cui il film punta molto, non riesce a far sposare con successo gli elementi in computer grafica con quelli in 2D. Gli effetti di luce sono abbastanza mediocri, sicuramente in linea con quelli di un normale anime televisivo ma nulla più. Ciononostante, Hara ci terrà proprio a mostrarci ripetutamente komorebi intensissime e cristallini riflessi d’acqua che tanto ricordano quelli adottati da Graphinica quasi una decade fa.
L’unico aspetto veramente degno di nota, assieme alle correzioni del character designer, è la solida caratterizzazione cromatica degli sfondi, che però cozza ampiamente con la brillante colorazione dei personaggi. Ogni area presenta la sua distinta ed armonica palette di colori, che tuttavia sembra soltanto fornire suggerimenti emotivi allo spettatore piuttosto che diventare parte integrante di una più complessa messa in scena.
In definitiva Birthday Wonderland è un film davvero malriuscito in grado di annoiare, innervosire e prendere brutalmente in giro lo spettatore. Consigliarlo mi sembra quasi un atto di bullismo nei confronti dello staff e dei lettori, ma forse i più sfegatati fan di Ilya potrebbero non uscirne così delusi.