Qualche appunto su Liz to Aoi Tori: luci, colori, scenografie

L’idea alla base di questo articolo sperimentale, scritto per commemorare i cento post su questo blog, è una soltanto: dopo aver visto Liz to Aoi Tori il giorno stesso della sua uscita in Blu-ray disc ho provato un fortissimo desiderio di comunicare al mondo quanto ricca e misurata fosse la sua morfologia visuale, quanta cura per la dimensione umana fosse stata inserita all’interno della pellicola e quanto fosse forte il desiderio dello staff di allontanarsi in volo dai canoni più classici delle storie sentimentali. Non ci ho messo molto a realizzare che un solo articolo, dedicato a tutti gli aspetti più lodevoli di questo film d’animazione, sarebbe forse risultato illeggibile, poiché decisamente troppo denso e corposo. Per oggi quindi, ho deciso di limitarmi all’analisi della fotografia, della composizione di colori, dell’uso delle scenografie e, soltanto parzialmente, anche della scelta di alcune inquadrature. Con ogni probabilità questo non sarà l’ultimo articolo che dedicherò al film, poiché vorrei addentrarmi anche nel reame della character animation e dei layout della pellicola in un prossimo futuro.

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Il mondo di Mizore è uggioso, le lenti del compositing appiattiscono il verde e il blu in favore del grigio dell’asfalto e delle costruzioni. Per quanto l’arrivo di un’anonima studentessa venga gestito dalla regia attraverso il classico scambio di inquadrature che caratterizza le figure “umane”, la nostra prima protagonista sembra non poterla nemmeno vedere. Ma subito dopo arriva Nozomi, i cui passi sono accompagnati dal ritmo di un allegro motivetto. Il verde si fa più predominante, tanto ché vengono persino inquadrati dei solitari fiorellini che crescono seminascosti affianco alle ben più alte piante erbacee, simboli del rinato interesse della ragazza per il mondo esterno. Mancano ancora due cut prima che Mizore sposti il suo volto alla ricerca di Nozomi, ma dal rumore di quei passi, che tanto le ricordano una melodia, ha già riconosciuto la sua migliore amica.

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Poco dopo ci troviamo di fronte alla visione opposta: un cut in prima persona dalla prospettiva di Nozomi ci informa inequivocabilmente del più bilanciato stato emotivo della nostra seconda protagonista: gli sfondi sono realizzati soprattutto attraverso un pesante lavoro di filtraggio su fotografia piuttosto che con ampie campiture di pittura digitale, quasi a simulare il cinema dal vero. La giornata di Nozomi è composta da tanti elementi diversi dalla differente colorazione. Per quanto Mizore sia un punto importante del suo paesaggio, non è l’unico focus del suo teleobiettivo. I colori si uniscono brevemente prima che arrivi il momento del blu: il colore della piuma d’un uccello non noto e di un cielo, il cui ruolo per ora rimane ugualmente misterioso.

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Ancora non lo possiamo notare, ma Naoko Yamada ha dolcemente sotterrato l’intero nucleo tematico del film all’interno di questa breve sequenza: Liz to Aoi Tori è la storia di due amiche che si vedono con occhi diversi, che vedono il mondo con occhi diversi ma che si ritroveranno costrette a fare i conti con un cielo meno distante di quel che pensano e con quella storia dell’uccello azzurro che si insinuerà nelle profondità del loro rapporto fino a farle crescere un pochino.

Nei successivi minuti le due si dirigono insieme verso l’aula del club, sempre alla stessa altezza, sullo stesso layer e seguendo lo stesso percorso. Ad un certo punto però l’esuberanza di Nozomi fa velocemente avanzare la ragazza su delle scale. Mizore rimane alquanto smarrita, tanto che la regia le dedica un confusionario cut in prima persona in cui cerca disperatamente il viso della sua adorata tra le architetture. Questo senso di smarrimento le fa tornare in mente le scuole medie, il periodo in cui ha iniziato a stare dietro al suo codino con tanto fervore. Oramai siamo arrivati in classe, sono passati soltanto sette minuti dall’inizio del film, ma già abbiamo assaporato in maniera decisamente fisica la distanza che separa le due ragazze e quanto dolorosamente sbilanciato è divenuto il loro rapporto. “Disjoint”, separate, ci fa notare lo staff con un teatrale cut bianco. I cuori di Mizore e Nozomi non sono in grado di comunicare, di unirsi.

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Discutendo di Liz, veniamo introdotti per la prima volta nella dimensione visiva in cui lo stilizzato uccello blu solca un immenso cielo bianco. Questa sequenza di non-luoghi immaginifici fatta di figure pure e assolute rappresenta il mondo interpretativo di Mizore che si sente profondamente ferita dai temi di quella storia. L’idea che un giorno Nozomi possa volare via come quella magnifica creaturina pervade la sua mente. Quel bianco, dove pochi attimi prima è nato un fiorellino, rappresenta la sua grande paura. Non c’è nulla di auspicabile in quella vastità, nulla che abbia un valore, proprio come nel grigio della sequenza in cui l’abbiamo conosciuta.

 

 

Dopo un’altra sequenza fiabesca, la ragazza dai lunghi capelli sciolti prende in mano il libro illustrato per leggerlo, pervasa da un filtro bluastro che la avvicina terribilmente al cielo che tanto teme, alla storia che le fa venire in mente il suo futuro incerto. Il film sembra soccombere ai colori della tristezza quando, proprio come un raggio di sole, entra in scena Ririka. L’aula viene pervasa dalla luce naturale e da filtri ben più tendenti al giallo, mentre un buffo motivetto fa sfondo alla conversazione del duo senpai-kohai. La particolarissima ragazza del primo anno viene subito inquadrata come uno dei motori più incerti e stravaganti della nostra storia, questa sua calda introduzione la allontana fortemente dagli altri comprimari come Yuuko o Natsuki.

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Di fronte al rifiuto dell’amica, Mizore si ritrova di nuovo un po’ scombussolata, finisce col guardare a terra in un nuovo cut dalle geometrie incerte. Nuovamente queste taglienti figure anticipano una reazione della ragazza, che chiede a Nozomi se apprezza la storia di Liz. Dietro alle sue parole c’è però qualcosa di ben più profondo, che ancora non riesce a formulare correttamente.

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Nella scena del “Daisuki no Hug” l’inquadratura è pervasa da una luce bianca, quasi rivelatrice. Ancora una volta infatti ci viene ampiamente mostrato come la fisicità delle due ragazze non riesca ad incontrarsi: Mizore vorrebbe abbracciare Nozomi, sa che difficilmente si imbatterà nuovamente in un momento simile a quello offertole da quel gioco infantile, ma la sua reazione è fin troppo lenta e l’amica interpreta il suo agire come un rifiuto. Nel cut successivo vediamo un uccellino blu, forse quello dal quale la ragazza col codino ha colto la piuma donata a Mizore. Che sia forse giunto l’irreparabile momento in cui questa precaria relazione finirà con lo spezzarsi definitivamente? Non a caso dopo questa inquadratura, apparentemente riempitiva, Nozomi si congeda con gioia dall’amica mentre Mizore si immobilizza cupa, incapace di percepire il mondo attorno a lei, illuminata da una luce bianca, bianca come lo sfondo della dimensione delle sue riflessioni. Solo quando il professore le farà notare che deve compilare il modulo dedicato ai piani per il futuro i filtri si faranno di nuovo blu.

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Dopo una mondana scenetta giovanile tra Nozomi e le sue kohai, ancora una volta dominata dall’allegro giallo del sole, entriamo per la prima volta in una delle scenografie più importanti del film: l’aula di scienze naturali. L’intero luogo è cosparso di peculiari strumenti, come becher, acquari, modellini, correlativi oggettivi delle continue scoperte e dei ritrovamenti emotivi che avranno luogo in questa stanza. Mizore ripensa alla sua posizione, sempre dietro al codino di Nozomi, ma notando l’amica dall’altra parte del vetro in un’altra aula, non riesce a fare a meno di fissarla estasiata. Per la prima volta, forse, riusciamo a comprendere la profondità del suo sentimento: un amore così intenso in grado di rendere anche solo l’ammirare la sua amata divertirsi un’esperienza incredibilmente toccante. Tra le note di “reflection,allegretto,you”, la luce riflessa del flauto metallico di Nozomi compie danzando continue metamorfosi sul corpicino tremolante di Mizore.

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Mizo però non è soltanto una ragazza innamorata, incapace di far altro se non seguire ad una certa distanza la sua Nozomi, è anche una straordinaria musicista. In molti sembrano non averlo ancora compreso, forse perché lo nasconde fin troppo bene, ma Niiyama, una delle insegnanti del club, sembra essere riuscita a guardarla in profondità. Le due si incontrano proprio nell’aula di scienze naturali, questa volta illuminata dolcemente dalla luce del sole. Abbiamo imparato a conoscere bene quegli effetti luminosi, bandiera del calore umano che pervade la scuola, ma questa volta c’è qualcosa di un po’ diverso. L’affetto quasi materno di Niiyama si percepisce anche grazie ad un numero maggiore riflessi su layer multipli, che pervadono l’ambiente come un abbraccio. Mentre l’insegnante spiega il significato del terzo movimento, veniamo finalmente a conoscenza del motivo per il quale Mizore ha tanto sofferto di fronte alla storia dell’uccellino blu: proprio come quest’ultimo infatti, Nozomi è già volata via una volta dalla sua vita, abbandonando il club di musica durante le scuole medie senza nemmeno dirglielo. Il mondo dei suoi ricordi si confonde con quello delle sue preoccupazioni più grandi, ma questo non ha il tempo pervadere la sua mente a lungo poiché l’insegnante le propone di iscriversi ad una scuola di musica dopo il diploma. La reazione della ragazza viene resa ancor più misteriosa e pregnante grazie ad un veloce cambio di focus, che si sposta su Nozomi, la quale dopo aver notato la sua presenza decide di farle visita.

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Una volta riunite le due amiche discutono delle loro possibili scelte universitarie con il pamphlet della scuola di musica di Niiyama tra le mani. Quasi scherzosamente Nozomi dice di volersi iscrivere a quell’università e Mizore, cercando di rimediare al pessimo tempismo che l’ha contraddistinta fino questo momento, afferma con enfasi che se l’amica si iscriverà allora anche lei lo farà. Il giallo delle luci diviene in pochi cut quasi più rossiccio, come se il corridoio venisse pervaso dalla passione inavvertitamente rilasciata dalla timida ragazza. Questa incontrollata dispersione dei propri sentimenti ha un riscontro nella scena successiva, in cui durante le attività logistiche del club la distanza tra le due ragazze viene accentuata da un variegato gioco di inquadrature. Le amiche infatti compaiono molto raramente nella stessa inquadratura, e la posizione della cinepresa virtuale spesso accentua come le due, dal luogo in cui sono sedute, non possano toccarsi nemmeno se lo volessero.

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Col passare del tempo le ragazze si dimenticano di quell’imbarazzante situazione e ritornano a ridere e scherzare insieme tra i corridoi, tanto che la scena che immediatamente succede all’incidente con la bibliotecaria è contraddistinta da una piacevole e più morbida luce bianca, che differisce alquanto da quella che ha contraddistinto la sofferenza di Mizore, sembra quasi imprimere fuori dal tempo quei momenti di vita quotidiana, tra i giorni che si susseguono rapidamente.

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Le scene in cui l’amicizia tra Mizore e Ririka comincia ad intensificarsi vengono introdotte da un’emblematica soggettiva in cui la senpai comincia a filare la fibra rossa che utilizzerà per costruire l’ancia del suo oboe. Il rapporto che si sta andando a formare genererà nuove stanze nel cuore di Mizore, la quale con lentezza e fatica si appresterà a cominciare un percorso di cambiamento. Il rosso del suo filo darà battaglia ai filtri blu, che però continuano ad inspessire le conversazioni, soprattutto quella con Yuuko in merito alla scelta universitaria. Reina però, che ha osservato attentamente il suono dello strumento della ragazza, sopraggiunge assieme al sole pomeridiano per chiederle senza mezzi termini di suonare l’assolo dando il massimo. Anche lei, come Niiyama ha perfettamente compreso il talento della ragazza. Lo scontro tra queste due entità, la più proattiva Reina e la conservativa Mizore, crea una penetrazione della luce naturale sul blu, che fornisce alla trombettista una nuova caratterizzazione cromatica in cui freddo e calore si uniscono per dare un’immagine più nitida del cuore della ragazza.

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La scena del mancato abbraccio comincia con un grande inganno: i colori più vivaci ed armoniosi sembrano avere la meglio su quelli più spenti arricchiti dalla pioggia, pare proprio che abbiano trovato un loro equilibrio all’interno della scena. Anche grazie al supporto degli insegnanti e dei gruppi di amiche la storia, che sembra farsi più corale,  pare giungere ad una conclusione lieta. Tuttavia la delusione di Mizore si fa tutt’uno con l’ambiente circostante colorandolo di un profondo azzurro, a ricordo di come questo sia il racconto del suo rapporto con Nozomi. Anche se non è più la stessa ragazza solitaria della prima scena deve ancora prendere la sua strada e, soprattutto, deve ancora rivelare alla sua migliore amica la profondità dei propri sentimenti.

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Durante il dialogo tra Niiyama e Mizore possiamo assistere al primo vero uso degli strumenti dell’aula di scienze naturali come correlativo oggettivo dello stato emotivo che la ragazza sta per abbracciare. Gli strumenti di misurazione e contenimento, caratterizzati da energici riflessi, sembrano assumere un aspetto più trionfale ed armonioso, ma presto luce deve acquietarsi per parificarsi a quella che caratterizza la stanza in cui si trovano Nozomi, Natsuki e Yuuko. Le due infatti raggiungeranno la medesima conclusione in merito alla storia di Liz illuminate dalla stessa leggera luce che le accarezza dolcemente.

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Durante l’assolo, Mizore viene circondata da effetti biancastri dalle tonalità ancora differenti rispetto a quelle che abbiamo incontrato fino ad ora, che sembrano mediare tra la ben più classica simulazione dell’obiettivo fotografico e quel bianco che ha caratterizzato l’interiorità della protagonista, che trova finalmente sfogo durante la sessione di prove.

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Ai dolori della vera Liz, invece, è stato dedicato un unico cut dall’aspetto più romantico, grazie al prominente uso della pittura digitale.
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L’esplosione emozionale delle due ragazze è caratterizzata dapprima da colori davvero intensi, non dissimili da quelli del corridoio a metà pellicola, ma che pian piano si fanno più dolci, quasi a creare un accostamento più vicino ai colori pastello poco prima dell’abbraccio, quasi a simboleggiare la ritrovata comprensione reciproca delle due, nella maniera più fisica possibile. Anche durante questa scena gli oggetti forniscono ulteriori prospettive dell’avvenimento: tra questi possiamo notare un cavo LAN scollegato, il modellino di un pennuto che differentemente da quelli mostrati fino ad ora nasconde ben bene il suo tessuto osseo sotto le piume ed una fila di becher rovesciati, che non danno modo di contenere alcunché. È interessante notare inoltre come la definitiva presa di coraggio di Mizore venga abbinata ad un cambio di focus pressoché totale sulla scena, proprio come una fortissima tempesta in grado di polverizzare in un istante la totalità delle nubi.

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Il film è arrivato alla sua conclusione tematica, tanto che avremo modo di vedere nel cielo due uccellini che dapprima voleranno vicini, si allontaneranno l’un l’altro ma poi troveranno un equilibrio nella giusta distanza che li separa.

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È interessante notare inoltre come i flashback di Nozomi presentino una maggiore iridescenza rispetto a quelli di Mizore, così come un più profondo grado di dettagli.
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Così come i due uccellini, le due protagoniste si allontano leggermente, vivono una breve separazione all’interno dell’edificio scolastico, le cui tinte si sono fatte più calme e talvolta piatte. Il blu si è tramutato in un azzurrino mentre gli effetti incolore predominano su tutto. Una volta uscite assieme dalla struttura il mondo pare sensibilmente diverso, la pittura digitale e i filtri fotografici si completano in perfetta armonia. Non c’è più traccia del grigio iniziale, la luce del sole esalta il colore del cielo e quello delle piante. Le due camminano seguendo percorsi distinti, vengono spesso inserite su due layer differenti ma sono inquadrate assieme, come due elementi in comunicazione. Nozomi continua trovarsi davanti a Mizore ma ora le ragazze passeggiano in una posizione tale da potersi toccare, da potersi parlare, da potersi inaspettatamente voltare per abbracciare a tradimento la propria amica. Nella loro distanza e tra le proprie differenze, si possono dire finalmente unite.

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I colori degli iridi di entrambe si uniscono. Questo però era stato parzialmente annunciato fin da inizio film. Se ci fate caso infatti, all’interno degli occhi di Mizore c’è un po’ del colore caratterizzante di Nozomi e viceversa.
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