Questa notte, per chi ancora è sveglio e vuole svegliare i propri coinquilini con urla e risate volevo consigliare un fumetto di Hiroaki Samura : Halcyon Lunch. Il suddetto schifo partorito dall’autore dell’immortale e più recentemente La ragazza d’inverno è formato da 2 tankobon di media lunghezza ma vi avviso subito che sarà estremamente complicato da leggere per via di impostazioni della tavola inutilmente complicati insieme ad altrettanti inutili dialoghi e didascalie. Il fumetto è essenzialmente una parodia dei sekaikei ma proprio per questo motivo ci saranno momenti in cui vi sembrerà di trovarvi davanti ad un sekaikei serio con forti elmenti comici. O forse è davvero un sekaikei serio quanto lo è Aomushi-kun, a voi la classificazione finale. Essenzialmente la storia è incentrata su aliene in grado di mangiare qualsiasi cosa che possono successivamente rielaborare assieme attraverso l’atto del vomitare per creare nuovi oggetti dall’aspetto sempre molto mutevole(ulteriore esempio inutile) e sulle persone che le accompagnano per la loro missione segreta sul pianeta Terra. Il manga è ricolmo di citazionche passano da Jojo, Eva, i vari Fukumoto ed i classici fumetti da buongustai a cose che persino io che passo la mia vita a masturbarmi sulla cultura pop giapponese non sono stato in grado di riconoscere interamente. Sono inoltre presenti diversi episodi autoconclusivi inutili e con protagonisti privi di alcun valore se non quello di rendere il fumetto ancora più debordante di quanto lo fosse prima. I disegni di Samura sono decisamente più semplici di quanto siamo abituati e non sempre potremo apprezzare le sue anatomie al meglio come nei fumetti sopracitati ma vi è sicuramente una particolare attenzione per rendere i personaggi femminile decisamente carini, così carini da far provare un sentimento di Moe per quelle creaturine indipendentemente dal fatto che siano aliene dall’aspetto di tredicenni o ragazze appena maggiorenni. Ogni tanto verranno presentate anche scene di una certa complessità ma sarà sempre un aspetto laterale rispetto a ciò che catturerà la nostra attenzione. In questo forse risiede la forza del linguaggio fumettistico dell’autore: nonostante sia uno dei più caratteristici disegnatori della sua nazione attraverso una mitragliata di elementi inconsueti alternati a nonsense e nozionismo spicciolo la sua abilità viene messa in secondo piano. Ma non viene messo in secondo piano il fatto che questo aborto o creatura vomitata dall’autore sia un fumetto e che grazie alla sua struttura composta di vignette, didascalie e umorismo grafico di vario tipo riesce a far provare sentimenti di sconforto, nausea e compassione per un fumettista che dovrebbe correre da uno psicoterapeuta. Però sarei crudele e persino ipocrita se dicessi che questo fumetto è interessante solo perché è in grado di evocare estraniazione, sentimento del grottesco e riso. I personaggi sono senza dubbio dei comici veri e propri privi di una caratterizzazione totalizzante ma il poterli osservare ossessivamente in situazioni sempre diverse dove l’aspetto slice of life non manca mai li renderà sicuramente più vicini a voi, fino forse al farvi emozionare un pochino nei due capitoli finali.
Consigliato a : loschi figuri che sotto qualche aspetto mi assomigliano, Carmelo Sarta, hipster con boring taste, fan del del grottesco per quanto non si arrivi ad alti livelli di ero-guro, gente che vuole approfondire la cultura pop giapponese in senso generale, amanti delle ragazze Moe ma che mantengono qualche aspetto ben visibile tipico dell’anatomia umana.
Sconsigliato a : deboli di stomaco, amanti della costruzione della tavola tipica dei manga d’azione, ragazzi e ragazze alle prime armi con i fumetti.
C’è da dire, cosa importantissima, che l’unico modo per leggere interamente questo fumetto è leggerlo fisicamente dai volumetti italiani, francesi o giapponesi perché non è stato interamente scannerizzato. Quindi sono costretto a dirvi di andarlo a comprare per quanto questo faccia scadere il mio personaggio di pirata spaziale.